Nuovi obblighi per chi vende Online, anche privati!

Con l’avvento dell’e-commerce, sempre più persone stanno acquistando beni e servizi online. Tuttavia, con questa crescita, arrivano anche nuovi obblighi e responsabilità per i venditori online, anche per i privati.

In questo articolo voglio rispondere alla fatidica domanda che mi fanno coloro che vogliono intraprendere Business Digitali: Dottore ma devo per forza dichiarare i miei ricavi?

Continua la lettura e avrai la risposta.

Nuove regole per il commercio elettronico

La Direttiva Europea 2011/83/UE stabilisce le regole per il commercio elettronico. Questa direttiva è stata recepita in Italia con il Decreto Legislativo 206/2005 (Codice del Consumo) e con il Decreto Legislativo 21/2014 (Codice del Consumo Digitale).

Tra le novità introdotte, vi sono le disposizioni sulla trasparenza delle informazioni. Il venditore online deve fornire al consumatore tutte le informazioni relative al prodotto o al servizio offerto, compreso il prezzo totale, le spese di spedizione, i tempi di consegna, le modalità di pagamento e le condizioni di garanzia.

Inoltre, il consumatore ha il diritto di recedere dall’acquisto entro 14 giorni dal ricevimento del prodotto, senza doverne motivare la decisione e senza alcuna penalità. Il venditore deve fornire al consumatore un modulo di recesso e informarlo sulle modalità di restituzione del prodotto e sul rimborso del prezzo pagato.

Cosa cambia per i privati che vendono online

Anche i privati che vendono beni o servizi online sono soggetti alle stesse regole previste per i venditori professionali. Ciò significa che i privati devono fornire al consumatore tutte le informazioni necessarie sul prodotto o servizio offerto, nonché garantire il diritto di recesso entro 14 giorni.

Inoltre, se un privato vende beni o servizi online in modo abituale e organizzato, viene considerato un venditore professionale ai fini della legge. In questo caso, il privato deve rispettare tutte le disposizioni previste per i venditori professionali, come l’obbligo di fornire una garanzia legale di conformità del prodotto.

Cosa cambia con la nuova direttiva DAC7

La Direttiva DAC 7 è un provvedimento dell’Unione Europea che ha l’obiettivo di rafforzare la trasparenza fiscale per le attività online. La direttiva impone nuovi obblighi fiscali alle piattaforme digitali, che devono fornire alle autorità fiscali informazioni dettagliate sulle transazioni effettuate dai loro utenti. In particolare, i nuovi obblighi della DAC 7 includono:

  1. Obbligo di notifica: le piattaforme digitali devono notificare alle autorità fiscali dei Paesi membri dell’UE l’identità e i dati fiscali dei venditori che utilizzano la piattaforma per vendere beni e servizi online.
  2. Obbligo di scambio di informazioni: le piattaforme digitali devono scambiare informazioni dettagliate sulle transazioni effettuate dai venditori online con le autorità fiscali dei Paesi membri dell’UE.
  3. Obbligo di registrazione: le piattaforme digitali devono registrarsi presso le autorità fiscali dei Paesi membri dell’UE e fornire informazioni dettagliate sulla loro attività.

Questi nuovi obblighi sono stati introdotti per garantire una maggiore trasparenza fiscale per le attività online e prevenire la frode fiscale e l’evasione fiscale.

Nello specifico le piattaforme online come ad esempio Amazon, Booking, Airbnb, Ebay, Vinted ecc dovranno comunicare all’Agenzia delle Entrate tutte le informazioni che riguardano i venditori che hanno compiuto più di 30 transazioni e/o scambi per importo superiore ai 2.000 euro.

Questo cosa vuol dire?

Che se tu utilizzi una piattaforma online per vendere prodotti e/o servizi ed effettui più di 30 transazioni oppure ricevi pagamenti la cui somma è superiore ai 2.000 euro sarai costretto a dichiarare questa somma in quanto l’Agenzia delle Entrate possiede questo dato e riuscirà facilmente ad incrociare la tua dichiarazione dei redditi.

Sanzioni

È importante fare attenzione al mancato rispetto degli obblighi imposti dalla Direttiva DAC7.

Infatti, l’omessa comunicazione dei dati richiesti all’Agenzia delle Entrate può comportare una sanzione che va da un minimo di 3.000 euro fino ad un massimo di 31.500 euro.

Nel caso in cui le informazioni fornite siano incomplete o inesatte, la sanzione prevista varia da 1.000 euro fino ad un massimo di 10.500 euro.

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Capiremo, inoltre, se procedere con l’apertura partita IVA in regime forfettario o se sognare in grande, scegliendo la strada dell’apertura SRL, che porta con sé un grande numero di vantaggi e agevolazioni.

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